-
Altopiano da vivere
Sovramonte
Natura-tranquillità-tradizioni -
Apiano da vivere
Sovramonte
Natura-tranquillità-tradizioni -
Altopiano da vivere
Sovramonte
Natura-tranquillità-tradizioni -
Altopiano da vivere
Sovramonte
Natura-tranquillità-tradizioni -
Altopiano da vivere
Sovramonte
Natura-tranquillità-tradizioni -
Altopiano da vivere
Sovramonte
Natura-tranquillità-tradizioni -
Altopiano da vivere
Sovramonte
Natura-tranquillità-tradizioni
Sorriva
Il toponimo Sorriva (Surripa) indica in modo preciso l’ubicazione di questa frazione: sopra la riva (pendio) dell’altopiano, l’ampia campagna pianeggiante dove si coltivano da secoli cereali, legumi e patate.
Il nucleo originario del paese sorge quasi sul ciglio della stretta valle del Cismon, in posizione parzialmente riparata dai venti e dal gelo, lungo l’antica strada proveniente da Ponte Serra. L’altopiano è una chiara testimonianza del grande lago che si formò durante lo scioglimento del ghiacciaio del Cismon responsabile della modellazione del colle di San Giorgio. È interessante notare come, sotto i depositi morenici ed alluvionali, ad una quota media di 530 m siano presenti su vari versanti delle piccole sorgenti di drenaggio. Alcune di queste presentano fenomeni di travertinizzazione con formazione per deposito del carbonato di calcio del travertino, o “tufo”, come viene chiamato dalle popolazioni locali.
Il Colle di San Giorgio, già frequentato nel neolitico, fu sede nel VI secolo d.C. di un presidio fortificato posto a guardia della strada per il Primiero. Secondo alcuni studiosi ai suoi piedi vi sarebbe passata anche la romana Claudia Augusta Altinate, parzialmente coincidente con l’attuale via per la passerella, i cui resti sarebbero visibili in località Vaina.
L'abitato ha avuto nei secoli seguenti una movimentata evoluzione edilizia che oggi vede molto tra-sformati gli originari edifici rurali, aggiornati alle moderne esigenze abitative. Del Cinquecento è l’ex chiesetta della Trinità, mentre a breve distanza sopravvive su un paramento murario seicentesco il disegno graffito di un sole celtico dall'ignoto significato. Dello stesso periodo è anche la casa di “Meto de Marina”, raffigurata nell'affresco di Pontera (1632). L’evento che però segnò maggior-mente la storia locale fu l’epidemia di peste del 1631. L’infezione arrivò agli inizi di aprile portata da un pastore e durò fino a giugno. In totale vi furono una cinquantina di morti. Il Medico Zaccaria Dal Pozzo, incaricato dal Podestà di Feltre, si adoperò per limitare il contagio facendo bruciare tutti gli oggetti infetti. La popolazione, molto religiosa, fece quindi un voto solenne di santificare tutte le vigilie delle feste comandate, se l’epidemia fosse cessata, come poi è stato. Data la gravità dell’impegno intrapreso, il 24 maggio 1632 una delegazione guidata da Tomio De Cia chiese ed ottenne dal Pievano di Servo la commutazione del voto nella santificazione in perpetuo della Vigilia e della Festa di San Giorgio.
Con la costruzione della nuova strada per il Primiero (1882) venne dimessa la strada per Ponte Serra, e nel 1896 fu realizzata l’attuale per Ponte Oltra, ma il vivace traffico di un tempo era definitivamente cessato. Durante la Prima Guerra Mondiale l’area pianeggiante, sulla quale furono allestiti degli accampamenti militari, fu utilizzata dagli austriaci per il riposo delle truppe provenienti dal fronte. Nel ventennio fascista venne costruita sotto il paese anche una passerella pedonale sul Cismon che permetteva il collegamento con il versante lamonese della valle. Negli ultimi decenni il paese ha conosciuto una notevole espansione verso l’altopiano, dove sono state realizzate le scuole e gli impianti sportivi comunali e si sono insediate alcune attività artigianali.
Tra gli edifici notevoli spicca la vecchia chiesa del centro, dedicata alla Ss. Trinità fino al 1947, che conserva una piccola cupola cinquecentesca in cui fino agli anni Sessanta era visibile una Madonna tra angeli e nei pennacchi i quattro Evangelisti, coi rispettivi simboli. Con la costruzione della parrocchiale venne adibita prima a falegnameria e poi a latteria sociale, finché un recente intervento di restauro ne ha consentito la trasformazione in centro polivalente per la frazione. La Parrocchiale fu costruita tra il 1945 ed il 1947 su disegno dell’architetto Alberto Alpago Novello che si ispirò a modelli bizantini e romanici. Nel 1962 è stato completato il massiccio campanile. A navata unica, ha tre altari: quello laterale destro, in marmo, proviene da Lentiai, ed accoglie la pala seicentesca proveniente dall'oratorio della Trinità. Vi è conservata anche la tempera su tavola, pro-veniente da San Giorgio, di Marco Da Mel (1494-1583), datata 1538 e raffigurante la Madonna con Bambino tra i Santi Giorgio e Vittore. La composizione pittorica ha un impianto tipicamente quattrocentesco. Nella sacrestia si conserva anche un piatto da questua in ottone sbalzato ed inciso, risa-lente al XV Secolo.
Scendendo a sud lungo la vecchia strada per Ponte Serra si incontra Pontera con il suo caratteristico capitello. Fu costruito dopo l’epidemia di peste del 1631 presso le fosse comuni dove erano stati sepolti gli appestati (una lapide posta su di un tumulo ne ricorda l’ubicazione), ed in origine era dotato di un ampio portico. Venne ampliato a cavallo tra Ottocento e Novecento con la costruzione del campanile (1892) e del sacello ottagonale (1912) che oggi accoglie una statua della Madonna con molti ex-voto. Sulla parete più antica emerge dell’intonaco affrescato illustrante il trasporto dei morti. È una testimonianza diretta della tragedia di quei giorni dove la morte è raffigurata in chiave popolare. I pizzegamorti trascinano con lunghi bastoni uncinati verso la fossa comune i corpi degli appestati, forse loro congiunti. La tensione rivelata dai volti dà l’idea di un dramma vissuto da poco.
Il paesaggio circostante è ricco di particolari che denotano la mano di un anonimo artista seicentesco esperto nella stesura di carte topografiche.
A sud di Pontera si trova Sentà con recenti ma interessanti immagini devozionali posti su edifici che lasciano trasparire un’antica origine e pendii prativi terrazzati degradanti verso l'Ausor. Risalendone il corso si nota infine l’abitato fantasma di Molin con le sue ruote un tempo mosse dalla forza dell’acqua e da diversi decenni mute.